Guerra in Ucraina: 'Putin
ha il Gunsliger gait'. Gli
esperti spiegano che cos'è e quale malattia nasconde...
E’ da
diversi giorni che si vocifera che il presidente russo Vladimir
Putin abbia una malattia. Nonostante il Cremlino continui a smentire
tutto ciò, pare invece che colui che ha scatenato la terribile
guerra in Ucraina abbia il Parkinson. Tra i segni che fanno pensare
a questo vi sono sicuramente il viso gonfio e anche la gunsliger
gait. Ma cos’è esattamente quest’ultima? Con questo termine si va ad
indentificare uno stile di camminata particolare, simile a quella di
un pistolero, che prefigurerebbe un segnale della malattia. Ad
accorgersene è stato Bas Bloem, professore specialista che ha basato
la sua carriera sullo studio del Parkinson. Analizzando attentamente
diversi video del leader russo ha affermato: "Per gli esperti di
disturbi del movimento come noi, la prima diagnosi che viene in
mente osservando l’andatura del presidente, certamente parziale, è
il morbo di Parkinson, in cui un'oscillazione del braccio ridotta
asimmetricamente è una caratteristica distintiva". “In effetti - ha
tuttavia spiegato Bloem - può essere il primo segno di presentazione
del morbo di Parkinson, come è stato dimostrato dai video delle
partite di calcio giocate dal leggendario centrocampista inglese Ray
Kennedy. Solo più tardi questo si è rivelato essere il segno di
presentazione del suo morbo di Parkinson", ha aggiunto infine il
professore. Ma non è tutto. Oltre all’ipotesi del Parkinson c’è
anche un’altra teoria. Gli esperti, che hanno studiato a fondo i
movimenti di Putin, si sono imbattuti anche nel manuale di
addestramento del Kgb che fornisce istruzioni su come gli operatori
avrebbero dovuto muoversi sul campo. Considerando quindi
l’addestramento ricevuto da Putin a cavallo degli anni Settanta, i
ricercatori si sono chiesti se questa potesse essere la spiegazione
dell’andatura del Presidente. Difatti non è da escludere tale
ipotesi poiché potrebbe essere frutto di una semplice deformazione
professionale."Riteniamo che ci sia un'altra, e forse più
plausibile, spiegazione, ovvero un adattamento comportamentale
risultante dall'addestramento militare o dell'intelligence", hanno
scritto altri esperti. Dunque, le supposizioni sono tante da parte
degli esperti ma ad oggi non è possibile avere la certezza di quanto
detto. Solo col passare del tempo ci si potrà accorgere se questa
sua andatura andrà a peggiorare o meno, in modo tale da capire
realmente se si tratta della malattia del Parkinson o no.
Covid Italia,
Ricciardi: "Con allentamento restrizioni estate a rischio"
Con
l'allentamento delle misure anti Covid che si sta registrando in
diversi Paesi europei, "corriamo il rischio, di questo passo, di
rovinarci l'estate mentre invece si poteva gestire meglio". Lo ha
detto Walter Ricciardi, docente di Igiene generale e applicata alla
Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Cattolica, e
consigliere scientifico del ministro della Salute Roberto Speranza
per l'emergenza Covid, intervenuto all'inaugurazione dell'anno
formativo dell'Alta Scuola di economia e management dei sistemi
sanitari della Cattolica (Altems), oggi a Roma. Secondo Ricciardi ci
stavamo avviando ad avere di nuovo un'estate buona, ma diverse
decisioni, non coordinate a livello europeo, sono state prese dai
Paesi dell'Unione, come l'Austria, che ha tolto diversi obblighi,
"la Francia che sospende il Green pass e da noi si è accusati di
dittatura sanitaria per tenerlo. E' estenuante". "Eppure è chiaro
che se si apre la circolazione, per esempio sospendendo tutte le
misure, come ha fatto la Gran Bretagna, c'è di nuovo un aumento dei
casi", ha aggiunto sottolineando che l'Agenzia per il controllo
delle malattie, l'Ecdc, dovrebbe condividere "non solo i dati ma
anche le azioni". Per Ricciardi "la sfida continua perché,
nonostante stiamo al terzo anno di pandemia, le lezioni, anche le
più banali, non sono state imparate. Proprio ieri tutti gli Sati
Uniti hanno tolto la mascherina dai luoghi chiusi. E' chiaro che è
una mossa sucida". Gli Stati Uniti, ha ricordato, sono "un Paese che
ha avuto per la pandemia un milione di morti. Più della prima e
della seconda guerra mondiale, della guerra nel Vietnam e della
Corea messe insieme. Di queste morti, 850mila erano prevenibili
perché erano persone non vaccinate. E' chiaro che rimettere in moto
un meccanismo di contagio, con Omicron 2 che è una variante
immediatamente contagiosa, non è la strada migliore. Questo esempio
ci fa capire quanto è difficile imparare le lezioni, nonostante in
quel Paese ci siano ancora tra 1.500 e i 2.000 morti al giorno. Ogni
famiglia verrà prima o poi interessata da una morte di Covid". Poi
una stoccata all'Ema. Durante la pandemia "l'Ema è stata
incredibilmente lenta rispetto all'americana Fda: quando approvava
l'agenzia statunitense dopo un mese approvava l'Agenzia europea del
farmaco (Ema). Ma se i dati sono gli stessi c'è bisogno di un mese
per approvare un vaccino o un farmaco? ". "Serve essere più veloci',
ha aggiunto Ricciardi che ha accolto positivamente le parole di
Sandra Gallina, director General for Health and Food Safety,
European Commission, che nel suo messaggio all'evento ha parlato di
volontà di potenziamento dell'Ema.
Russia e il
rischio default, cosa accadrebbe in quel caso
Con la
prosecuzione dell’aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina e
le sanzioni perpetrate dai Paesi occidentali ai danni del Cremlino,
il Paese di Putin rischia il default. Guerra in Ucraina, il rischio
default per la Russia di Putin. Sono ormai passati più di 20 giorni
dall’inizio delle operazioni militari della Russia in territorio
ucraino. La guerra in Ucraina, voluta da Putin, ha di fatto isolato
Mosca dal resto del mondo, con i Paesi occidentali che, non potendo
entrare direttamente in guerra per evitare il terzo conflitto
mondiale, stanno colpendo la Russia con delle sanzioni economiche.
Per questi motivi il Paese di Putin sarebbe in gravi difficoltà
finanziarie e secondo quanto appreso dall’agenzia Fitch, il default
di Mosca è dietro l’angolo. Il default e la ristrutturazione del
debito Uno Stato va in default quando non è più in grado di pagare i
debiti in termini di pagamento degli interessi o di rimborso del
capitale. Secondo ‘La Repubblica’, in quel caso partirebbero le
negoziazioni con gli obbligazionisti per la ristrutturazione del
debito. Allo stato attuale delle cose però sembra difficile che si
possa trovare un accordo che soddisfi tutte le parti in causa.
Ricordiamo che in questo momento sono stati congelati alla Russia
ben 640 miliardi di dollari di riserve internazionali in valuta
estera. Il default quindi è davvero possibile, se non probabile. Una
situazione che porterebbe ad un’esclusione dello Stato dai mercati
dei capitali.
Cosa c'entra la
guerra in Ucraina con pane e dolci in Italia
La guerra
nel cuore del Vecchio Continente sta apportando serie conseguenze
anche in Italia. Le bollette aumentano e la benzina subisce una
brusca impennata, dolorosissima per le tasche degli italiani. Ma il
conflitto in Ucraina coinvolge persino pane e dolci: per quale
motivo?Guerra in Ucraina, l’Italia resta senza pane e dolci?
Se agli inizi del Novecento l’Ucraina era soprannominata “granaio
d’Europa”, un motivo ci sarà. Il Paese, infatti, è ancora oggi uno
dei maggiori esportatori al mondo di cereali, il quinto dopo Russia,
Stati Uniti, Canada e Francia. In seguito allo scoppio della guerra,
l’approvvigionamento di grano, mais e orzo, prodotti indispensabili
per la produzione di pane, pasta, dolci e mangimi per animali, si fa
sempre più difficile. Lo ha spiegato Ivano Vacondio, imprenditore
69enne che guida la Molini Industriali di Modena, azienda leader
nella produzione di farine, e presidente di Federalimentare. Un
settore in crisi: “I contadini hanno parcheggiato i trattori”
Intervistato da Fanpage.it, Vacondio ha dichiarato: “I contadini
hanno parcheggiato i trattori e imbracciato i fucili. Inutile
negarlo, la situazione è molto critica: l’Ucraina era il nostro
primo fornitore di girasoli, un prodotto indispensabile soprattutto
per l’industria dolciaria. Con la guerra, però, gli agricoltori sono
costretti a saltare la fase della semina, che si sarebbe dovuta
svolgere proprio in queste settimane, con le conseguenze del caso
anche per i prossimi raccolti di tutti cereali”. Poi ha spiegato:
“Da tempo, comunque, l’approvvigionamento di grano, girasoli, mais,
orzo dai Paesi che hanno porti sul Mar Nero – Russia e Ucraina – era
molto complicato, perché da lì le navi non possono salpare e
consegnare nei porti italiani, soprattutto quelli del sud. Gli
effetti negativi ricadranno sul 70% delle industrie italiane che si
occupano della produzione di cibo”. Tra i mercati alternativi, “per
fortuna c’è la Romania, ma non basta. Ci sono gli Stati Uniti, ma
con loro il problema si complica perché per organizzare navi cariche
di cereali dall’America servono almeno due mesi. Infine, c’è la
Francia, grande esportatore ma quest’anno con un problema di qualità
a causa delle piogge. Per quanto riguarda il grano duro le
difficoltà perdurano da mesi e dipendono soprattutto dai fenomeni
climatici che ha messo in ginocchio le coltivazioni in Canada”. Poi
ha ricordato che “circa il 10% dei cereali venivano importati anche
dalla Russia”. Il Paese, infatti, “era molto importante soprattutto
per le aziende del Sud Italia, quelle che ricevevano la materia
prima prevalentemente via nave. Non possiamo nascondere che le
sanzioni imposte a Mosca peggiorano ulteriormente la situazione”.
Quindi ha annunciato: “Impossibile fornire una stima esatta, ma
sicuramente gli aumenti ci saranno, saranno a doppia cifra e
ricadranno anche sui consumatori“.
Spazio: ESA: molto improbabile lancio
ExoMars nel 2022
Roma
-
"Deploriamo le vittime umane e le tragiche conseguenze della guerra
in Ucraina. Stiamo dando priorità assoluta all'adozione di decisioni
adeguate, non solo per il bene della nostra forza lavoro coinvolta
nei programmi, ma nel pieno rispetto dei nostri valori europei, che
hanno sempre plasmato radicalmente il nostro approccio alla
cooperazione internazionale". Così l'Agenzia spaziale europea in una
nota diffusa a seguito di una riunione avuta oggi con gli Stati
membri. "Stiamo attuando pienamente le sanzioni imposte alla Russia
dai nostri Stati membri. Stiamo valutando le conseguenze su ciascuno
dei nostri programmi in corso condotti in collaborazione con
l'agenzia spaziale statale russa Roscosmos - dichiara l'ESA - e
allineiamo le nostre decisioni alle decisioni dei nostri Stati
membri in stretto coordinamento con partner industriali e
internazionali (in particolare con la NASA sulla Stazione spaziale
internazionale)". "Per quanto riguarda la continuazione del
programma ExoMars", missione in cooperazione con l'agenzia spaziale
russa Roscosmos, "le sanzioni e il contesto più ampio - scrive l'ESA
- rendono molto improbabile un lancio nel 2022. Il direttore
generale dell'ESA analizzerà tutte le opzioni e preparerà una
decisione formale sulla via da seguire da parte degli Stati membri
dell'ESA". "Per quanto riguarda la campagna di lancio della Soyuz
dallo spazioporto europeo di Kourou, - dichiara ancora l'Agenzia
spaziale europea - prendiamo atto della decisione di Roscosmos di
ritirare la sua forza lavoro da Kourou. Di conseguenza, valuteremo
per ogni payload istituzionale europeo sotto la nostra
responsabilità l'appropriato servizio di lancio basato in
particolare sui sistemi di lancio attualmente in funzione e sui
prossimi lanciatori Vega-C e Ariane 6". "L'ESA - conclude la nota -
continua a monitorare la situazione a stretto contatto con i suoi
Stati membri".
L’orologio che
segna la fine del mondo si trova a Roma: quanto tempo abbiamo...
L’orologio che segna la
fine del mondo si trova a Roma: quanto tempo abbiamo. Oltre che
sulla crisi dell'Ucraina, i riflettori di tutto il mondo sono accesi
sul cambiamento climatico e tra le iniziative per sensibilizzare c'è
anche il "Climate Clock", l'orologio che indica quanto tempo rimane
prima di superare la temperatura del pianeta fissata dagli
scienziati e correre irrimediabilmente verso la 'fine del mondo'.
Oltre che sulla crisi dell'Ucraina, i riflettori di tutto il mondo
sono accesi sul cambiamento climatico e tra le iniziative per
sensibilizzare c'è anche il "Climate Clock", l'orologio che indica
quanto tempo rimane prima di superare la temperatura del pianeta
fissata dagli scienziati e correre irrimediabilmente verso la 'fine
del mondo'. Climate Clock: l'orologio che parla di fine del mondo
L'orologio è stato pubblicato online a partire dal 2015 e viene
periodicamente aggiornato in base agli studi climatici. Aggiornato
di tanto in tanto sulla base dei nuovi studi, tra cui il Sixth
Assestment Report delle Nazioni Unite, i dati non sono affatto
rassicuranti.Le informazioni segnate dall'orologio sono
preoccupanti. Rispetto all'epoca preindustriale, la temperatura è
salita di +1,237 gradi. Secondo i dati e i contatori aggiornati,
intorno al 21 luglio 2029, quindi tra poco più di sette anni, verrà
superata la fatidica soglia di 1,5 gradi, con conseguenze disastrose
su scala mondiale per tutti gli ecosistemi.
L'orologio installato a Roma - In occasione della
giornata mondiale dell'ambiente, nel giugno 2021 a Roma è stato
installato un orologio gigante: l'iniziativa è già presente anche in
altre città: New York e Glasgow. Il "climate clock" italiano si
trova in Via Cristoforo Colombo a Roma e segna il tempo che ci
rimane per sconfiggere il riscaldamento globale: ci restano sette
anni e qualche mese. Tutto dipenderà dalle decisioni che verranno
prese dai vari Stati del mondo, compresa l'Italia. Lo scopo è
frenare l'aumento della temperatura media della Terra.
L'installazione serve per sensibilizzare le persone sul tema così
delicato. L'orologio segna anche la percentuale di energia prodotta
da fonti rinnovabili in tutto il mondo
Scoperto un buco nero "nascosto" da
una nube di polvere cosmica
È stata osservata una nube
di polvere cosmica al centro della galassia Messier 77 che nasconde
al suo interno un buco nero supermassiccio. È stato possibile grazie
al Very Large Telescope Interferometer (VLTI) dello European
Southern Observatory (ESO) in collaborazione con l'Università di
Leiden, nei Paesi Bassi. I risultati, pubblicati su Nature, hanno
confermato le previsioni fatte circa 30 anni fa e stanno offrendo
agli astronomi nuove informazioni sui "nuclei galattici attivi",
alcuni degli oggetti più luminosi ed enigmatici dell'Universo. I
nuclei galattici attivi (AGN) sono sorgenti estremamente energetiche
alimentate da buchi neri supermassicci e che si trovano al centro di
alcune galassie. Questi buchi neri si nutrono di grandi volumi di
polvere e gas cosmici. Prima di essere divorato, questo materiale si
muove a spirale verso il buco nero e nel processo vengono rilasciate
enormi quantità di energia, spesso eclissando tutte le stelle della
galassia. Effettuando osservazioni straordinariamente dettagliate
del centro della galassia Messier 77, noto anche come NGC 1068, Ga'mez
Rosas, dell'Universita' di Leiden, e il suo team hanno rilevato uno
spesso anello di polvere cosmica e gas che nasconde un buco nero
supermassiccio Questa scoperta fornisce prove vitali a sostegno di
una teoria vecchia di 30 anni nota come Modello Unificato degli AGN.
Gli astronomi avevano già trovato alcune prove a sostegno del
Modello Unificato, incluso l'individuazione di polvere calda al
centro di Messier 77. Tuttavia, rimanevano dubbi sul fatto che
questa polvere potesse nascondere completamente un buco nero e
quindi spiegare perche' questo AGN brillasse meno nella luce
visibile rispetto ad altri. Le osservazioni sono state rese
possibili grazie al Multi AperTure Mid-Infrared SpectroScopic
Experiment (Matisse) montato sul VLTI dell'ESO, situato nel deserto
di Atacama in Cile. 'Matisse' ha combinato la luce infrarossa
raccolta da tutti e quattro i telescopi da 8,2 metri del VLT (Very
Large Telescope) dell'ESO utilizzando una tecnica chiamata
interferometria. Il team ha utilizzato 'Matisse' per scansionare il
centro di Messier 77, situato a 47 milioni di anni luce di distanza
nella costellazione della Balena.
Quando finisce il Covid? L'Oms fissa
la data chiave: nuovo annuncio
Quando finisce il Covid?
In molti se lo chiedono, mentre i contagi rallentano e le
restrizioni vengono ridotte. A dare una possibile risposta è stata
l'Oms, Organizzazione mondiale della Sanità. La fase acuta della
pandemia di coronavirus potrebbe finire entro la metà dell'anno, se
il 70% della popolazione mondiale sarà vaccinata. Lo ha detto il
capo dell'Oms, Tedros Adhanom, in un briefing dal Sudafrica. La data
chiave, quindi, è fissata a metà 2022. Intanto in Italia il ritorno
alla normalità, seppur lento, è cominciato. L'ultima ordinanza
entrata in vigore oggi, firmata dal ministro della Salute Roberto
Speranza, dispone la fine dell'obbligo delle mascherine all'aperto
ma bisognerà portarle con sé ed indossarle in caso di affollamenti.
Rimane, comunque, l'obbligo fino al 31 marzo, di indossare le
mascherine nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private.
"Fino al 31 marzo 2022 è fatto obbligo sull'intero territorio
nazionale - si legge nell'ordinanza pubblicata sulla Gazzetta
Ufficiale (articolo 1) - di indossare i dispositivi di protezione
delle vie respiratorie nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni
private. Fermo restando quanto diversamente previsto da specifiche
norme di legge o da appositi protocolli sanitari o linee guida, nei
luoghi all'aperto è fatto obbligo sull'intero territorio nazionale
di avere sempre con sé i dispositivi di protezione delle vie
respiratorie e di indossarli laddove si configurino assembramenti o
affollamenti".
Vaccini, richiami dal prossimo
autunno: come funzioneranno e chi li riceverà
Con la durata illimitata
del green pass per i vaccinati con terza dose e il possibile addio
al certificato in estate annunciato dal ministro Garavaglia, sono in
molti a chiedersi se dovremo fare altri richiami nel prossimo
autunno e, se sì, come funzioneranno: a fornire delucidazioni è
stato il direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco Nicola
Magrini. Vaccini, richiami nel prossimo autunno: parla Magrini In
un’intervista rilasciata alla trasmissione di Rai 3 Elisir,
l’esperto ha annunciato che non è attualmente prevista una quarta
dose nei prossimi mesi. Ciò che secondo lui è più plausibile è che
ci si avvii verso “un richiamo che auspichiamo annuale” come accade
per l’antinfluenzale. La prospettiva più realistica è dunque quella
che si vada verso la somministrazione, ogni autunno, di una dose di
vaccino contro il Covid per sollecitare la risposta immunitaria
dell’organismo. Magrini ha inoltre ricordato che l’efficacia dei
vaccini contro il Covid è stata superiore a quella prevista (95%)
nel primo trimestre di utilizzo reale. Poi c’è stata una graduale e
lenta perdita di efficacia nel secondo trimestre, cosa che ha reso
necessaria l’effettuazione della terza dose. Nei giorni precedenti
anche Marco Cavaleri, responsabile dei vaccini e prodotti
terapeutici dell’Agenzia Europea dei Medicinali, aveva escluso
l’ipotesi di un secondo booster per la mancanza di dati sufficienti
a raccomandarlo alla popolazione generale. Il sottosegretario alla
Salute Sileri aveva aggiunto che un’ipotetica quarta dose potrebbe
servire esclusivamente ai soggetti fragili.
Auto con targa
estera? Rischi una multa fino a 3500 euro
Nuove norme in arrivo per
i proprietari di auto con targa estera. In base alla legge europea
approvata definitivamente dalla Camera lo scorso 21 dicembre e
approdata in un nuovo articolo del Codice della Strada, il 93-bis,
infatti, tutte le persone, anche straniere, con residenza anagrafica
in Italia e un'auto con targa estera, hanno tre mesi di tempo per
mettersi in regola e aderire all'obbligo di targa italiana, pena
multe salatissime. Il 93-bis, in realtà, interessa non solo le auto
ma anche tutti i motoveicoli e i rimorchi immatricolati in uno Stato
estero e condotti da residenti in Italia.La novità principale
dell'articolo, come spiega Il Sole 24 Ore, riguarda proprio
l’estensione del periodo minimo di residenza necessario a rientrare
nella regolamentazione della circolazione: adesso ci vogliono almeno
3 mesi di residenza anagrafica in Italia prima di essere obbligati a
immatricolare il veicolo con targa nazionale. Per i trasgressori
sono previste multe da un minimo di 712 euro ad un massimo di 3.558
euro.La rimodulazione del Codice della Strada, continua Il Sole 24
Ore, si inserisce così nel quadro di "lotta ai furbetti" messa in
atto con forza a partire dal 2011, quando alcuni italiani hanno
iniziato a circolare con una targa estera per evitare di pagare le
tasse di iscrizione al Pra, il bollo di proprietà e l'assicurazione
Rc auto.
La truffa per intascare i soldi del
Superbonus
Avevano incassato 110
milioni di euro per lavori in regime di Superbonus mai eseguiti. La
Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito un provvedimento di
sequestro preventivo d'urgenza nei confronti di un Consorzio
operante nel settore, nonché perquisizioni e sequestri nei confronti
di altre persone che, a vario titolo, possono esser coinvolte
nell'illecito. In totale sono state eseguite attività di
perquisizione e sequestro presso le residenze di 21 persone fisiche,
le sedi di 3 enti/società nonché sequestri preventivi di crediti
presso 16 tra istituti finanziari, società e persone fisiche.
L'inchiesta nasce da da un'analisi di rischio sviluppata
dall'Agenzia delle Entrate – Divisione Contribuenti – Settore
Contrasto Illeciti. Così è emerso un sistema fraudolento. Il
Consorzio, per i pm, attraverso una rete di procacciatori di
clienti, si proponeva a privati intenzionati a effettuare i lavori
rientranti nell'applicazione del superbonus, facendo stipulare loro
dei contratti per appalto lavori con cessione del credito d'imposta
e chiedendo la consegna della documentazione necessaria, salvo
interrompere subito dopo i rapporti o eseguire solo attività di
carattere burocratico. Ricevuti i contratti, il Consorzio emetteva
fatture per operazioni inesistenti nei confronti dei privati
committenti in cui si faceva riferimento a uno stato di avanzamento
lavori per una percentuale non inferiore al 30% (percentuale minima
richiesta per vantare la cessione del credito d'imposta); i lavori
non erano mai eseguiti, nonostante le correlate successive cessioni
di crediti a favore del Consorzio, precedute dalla comunicazione dei
commercialisti che apponevano il visto di conformità. Le prescritte
asseverazioni tecniche sui lavori svolti dal Consorzio, rilasciate
da professionisti abilitati, presentavano rilevanti anomalie,
evidenziate dall'Enea. Il Consorzio così ha accumulato benefici per
oltre 109 milioni di euro di crediti d'imposta da dicembre 2020, poi
ceduti a intermediari finanziari, ottenendone la monetizzazione, per
un importo di oltre 83 milioni di euro. Eseguiti decreti di
perquisizione e sequestro così da interrompere la circolazione dei
crediti, individuare i responsabili e consentire ai cittadini
coinvolti di adottare iniziative legali a propria tutela. Il
provvedimento ha riguardato il Consorzio e i componenti del
consiglio di amministrazione, i cessionari finali dei crediti, gli
intermediari nonché professionisti tra Abruzzo, Calabria,
Campania,Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte e Veneto.