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CHIESA SAN MICHELE IN INSULA - Chiesa romanica che si erge fuori dall'abitato di Trino, in un sito che ancora mantiene l'antica denominazione di Insula in quanto era circondato da due rami del Po; conserva all'interno di affreschi del XII secolo. CHIESA DI SAN BARTOLOMEO - La chiesa parrocchiale dedicata a San Bartolomeo, patrono della citt�, venne ricostruita integralmente negli anni 1634-1642; la facciata, in stile classicheggiante, � il risultato dei rifacimenti intervenuti nel 1839. Tra le opere conservate al suo interno si segnalano una tavola di Gerolamo Giovenone, una tela di Pier Francesco Guala e gli affreschi al soffitto nella navata centrale di Luigi Morgari. CHIESA DI S.CATERINA D' ALESSANDRIA- � nota anche come chiesa di San Domenico. La chiesa, a tre navate, in stile gotico faceva parte del complesso del convento dei frati domenicani (che oggi ospita la biblioteca civica e l'archivio storico comunale Vi sono venerate reliquie della Beata Maddalena Panattieri. CHIESA DI SAN LORENZO - La chiesa, edificata nel XVIII secolo, in stile barocco, presenta una bella facciata in cotto. All'interno, dietro all'altare, � posta una pregevole tela di Pier Francesco Guala. La seconda cappella a destra contiene la tomba della Beata Arcangela Girlani nata a Trino nel 1460.
Riguardo al cimitero sono fiorite numerose leggende, che riferivano di culti satanici praticati nel 1684 da alcune novizie[4] e in seguito da alcuni monaci della vicina Abbazia di Lucedio. Altri sabba pare fossero effettuati nella vecchia chiesa della Madonna delle Vigne, in cui � presente un dipinto raffigurante un organo a canne e uno spartito, denominato "spartito del diavolo che, se eseguito al contrario evocherebbe il diavolo, mentre suonato in senso normale lo intrappolerebbe. L'11 maggio 2010 � andato in onda un servizio su questo caso all'interno del programma Mistero con il sopralluogo di Marco Berry. Le leggende vengono ridimensionate o smentite da studiosi locali quali lo speleologo Luigi Bavagnoli.
BOSCO DELLA PARTECIPANZA
Eccezionale testimonianza vitale del passato: il bosco � l�ultimo rimasto della vasta foresta della pianura, ora scomparsa, di grande valore storico anche per la particolare forma di gestione collettiva, che prevede che i cittadini appartenenti a famiglie di Trino partecipino del taglio controllato di porzioni del bosco, scelti tramite sorteggio. Tutelato dalla Regione Piemonte come Parco naturale, di grande importanza naturalistica per le specie arboree, gli habitat ivi presenti, vi sono numerosi percorsi segnalati che attraversano il Bosco, un Centro-visite presso la Cascina Guglielmina. La sede della Partecipanza dei Boschi � in Trino. Al margine del Bosco vi � la pi� grande garzaia esistente in Piemonte , in cui nidificano migliaia di aironi cenerini, garzette, nitticore, aironi guardabuoi e sgarze ciuffetto. Secondo alcune fonti, le modalit� di cura del bosco, oggi ancora in vigore, furono fissate nel 1275, quando il marchese del Monferrato Guglielmo il Grande fece una donazione ai �partecipanti� cio� alle famiglie trinesi che partecipavano alla gestione del Bosco. La primavera inoltrata � uno dei periodi migliori per conoscere il bosco: la fioritura dei mughetti e la vegetazione rigogliosa lasciano a bocca aperta i visitatori. Pasta e Cereali In questa particolare zona piemontese viene coltivato uno dei pi� nobili ingredienti di tutta la cucina: il riso. Risi della Baraggia Biellese e Vercellese classificano il prodotto ottenuto dalle variet� di riso che, nel corso dei tempi, si sono adattate o si potranno adattare in futuro al particolare ambiente della Baraggia Vercellese e Biellese.
E' il condimento per eccellenza del Piemonte. E� un piatto che si gusta in autunno e inverno e viene consumato in occasione di incontri speciali. E� abitudine presentare i diversi tipi di verdure su un ampio piatto da portata posto al centro della tavola.
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Festa patronale
Trino sorge ai piedi delle colline del Monferrato lungo la riva sinistra del fiume Po. Originariamente chiamata Rigomago (campo o mercato del Re), durante la dominazione romana divenne una �mansio�, un luogo di sosta sulla strada che portava da Pavia a Torino. Il nome Tridinum, secondo un�antica leggenda, risale al VI sec. d.C., durante le invasioni barbariche: Rigomago venne quasi completamente distrutta, ma tre valorosi condottieri Longobardi la ricostruirono provvedendo a edificare le mura di cinta e tre castelli a scopo difensivo. Delle antiche mura, abbattute nel 1672 per volere di Carlo Emanuele II di Savoia, resta visibile oggi solamente un breve tratto in via Monte Grappa, a ridosso della Cittadella dei Marchesi del Monferrato dove ancora oggi sorge il Palazzo Paleologo. Nel 1155 il feudo di Trino fu subconcesso ai Marchesi del Monferrato e rimase tale fino al 1202 quando, dopo numerose e violente controversie tra i Marchesi e il Comune di Vercelli, fu venduto a quest�ultimo. Nel 1210 divenne �borgo franco�, sottraendosi ai diritti feudali e acquisendo il diritto di redigere statuti e regolamenti propri. Il dominio vercellese su Trino dur� fino al 1253, quando l�Imperatore Corrado invest� nuovamente del feudo il Marchese Bonifacio II. Fino al 1305 fu degli Alerami, ai quali subentrarono i Paleologi. Nel 1536 il territorio pass� ai Gonzaga. Al termine della guerra di successione di Mantova e del Monferrato, con il trattato di Cherasco del 1631, Trino venne ceduta a Vittorio Amedeo I, duca di Savoia.Chiesa di Leri, opera attribuibile a Francesco Gallo - Fin dall'XI secolo l'area di Leri fu sottoposta a un processo di bonifica da parte dei monaci Cistercensi, divenendo cos� nei secoli successivi un fertile terreno per la coltivazione del riso. Gi� parte della grangia acquisita nel 1179 dal monastero di San Genuario (l'atto di acquisto fa riferimento al castrum e alla villa de loco Alerii), comprendeva anche un centro fortificato del quale oggi non resta traccia. Di queste grange fu tra le pi� importanti, tant'� che nel 1457, divenne un centro di culto per i cistercensi e verso la fine del XVI secolo divenne parrocchiaAnche nei secoli successivi l'area continu� ad avere una certa rilevanza. Nel XVIII secolo, la coltura a rotazione avrebbe sostituito la monocoltura mentre all'inizio dell'Ottocento il paesaggio agricolo dell'intera regione mut� drasticamente a seguito della razionalizzazione della rete idrica. Nel XIX secolo il possedimento pass� a Napoleone Bonaparte il quale, con un decreto del 1807, lo vendette al cognato, il principe Camillo Borghese a compenso parziale della cessione della galleria omonima allo stato francese.
Impegnato come vicario e sovrintendente generale di politica e di polizia a Torino, Michele Benso assunse la risoluzione di trasferire al figlio cadetto, Camillo, la gestione della tenuta. Il futuro statista si fece carico nel 1835 della responsabilit� dell'amministrazione della tenuta comprendente i territori di Leri e Montarucco sotto l'egida di una societ� all'uopo costituita -e destinata a durare nove anni- che comprendeva lo stesso marchese di Cavour, il giovane Camillo e la duchessa di Clermont-Tonnerre. Con la morte, nel 1837, del consorte della duchessa, la nobildonna usc� dalla societ� dietro l'assegnazione di quote d'affitto ed interessi per i successivi undici anni. Nel novembre 1849 la tenuta, rimasta ai Benso padre e figlio, fu data nuovamente in formale affitto (per nove anni e per una somma di 103 000 lire) ad una societ� formata dai fratelli Gustavo e Camillo e da Giacinto Corio. Il contratto venne poi rinnovato Il 22 aprile 1857. Da quella data della societ� rimasero contestualmente parte i soli Camillo Benso e Giacinto Corio. La gestione del Conte fu improntata ad un sostanziale ammodernamento, sia delle tecniche agricole con la costruzione di sistemi idrici, sia a livello infrastrutturale con una radicale modifica dell'architettura, dovuta alla necessit� di rispondere alle esigenze della forza lavoro soprattutto stagionale e dei servizi per gli operai forestieri (mense e dormitori). In questa tenuta lo statista usava ritirarsi nei momenti di riposo. Fu inoltre qui che il conte, in collaborazione con il Corio, sperimentava le tecniche di coltivazione che intendeva fare applicare in Piemonte. Nonostante i crescenti impegni, Cavour continu� a tenersi informato sull'andamento delle attivit� produttive, dimostrando quindi una certa affezione verso quelle terre. Il progetto per il recupero di Leri e della tenuta Cavouriana
L'idea era quella di rendere fruibile al pubblico questo verde angolo della provincia vercellese e di ristrutturare la tenuta Cavouriana, edificio ad elevato e sicuro interesse storico e culturale, in quanto l� Cavour costru� la sua fortuna. � rilevante inoltre che l� Cavour scrisse 83 lettere documentate. Vi sono state parecchie iniziative per sensibilizzare alla causa di Leri le istituzioni pubbliche e i rappresentanti dello Stato, ma finora ancora nulla di fatto. Vi fu anche il tentativo da parte di Enel di svendere l'area ad un imprenditore per un corrispettivo di 1 milione e 400 000 euro, fatto che fu oggetto di una interrogazione urgente in Senato. Nel luglio 2010 alcuni media locali hanno riportato la notizia che un'importante societ� energetica, allora era Agatos, oggi Enel, ha presentato formale domanda alla provincia di Vercelli per ottenere il nulla osta alla costruzione a Leri di uno dei maggiori impianti fotovoltaici d'Italia, per un totale di 74 MW di potenza,[14], ma successivamente la regione Piemonte ha sospeso le procedure per l'autorizzazione ad installare i pannelli fotovoltaici a terra, nelle zone di particolare interesse dal punto di vista estetico, paesaggistico e agricolo. La moratoria � del tutto temporanea in attesa che il governo decida quali saranno le linee guida ed era improcrastinabile in quanto in alcune zone sarebbero state deturpate irreversibilmente dal proliferare incontrollato degli impianti fotovoltaici[]. Dopo molti sforzi e petizioni da parte di comuni cittadini e sindaci, grazie alle celebrazioni per il 150� anniversario dell'Unit� d'Italia nel 2011 � stato avviato il cantiere patrocinato dal comune di Trino e dalla regione Piemonte per il recupero della tenuta cavouriana. Al 2016 i provvedimenti non hanno portato ad alcun risultato tangibile. L'area rimane isolata, disabitata e in declino. Sono state installate numerose videocamere agli ingressi principali del borgo. L'accesso non � possibile senza dovute autorizzazioni. Nel marzo 2016 il borgo ha subito l'ennesimo atto vandalico che ha pesantemente danneggiato l'interno della chiesa.
LE GRANGE Grangia deriva dal francese "granche", granaio, termine utilizzato dai monaci conversi a significare sia l�abitazione che il deposito dei mezzi e dei prodotti coltivati.
Il loro nome e la loro costruzione furono espressione della volont� dei monaci cistercensi francesi nel Basso Medioevo, a partire dal XII secolo. Secondo la tradizione, le grange non dovevano distare dall�abbazia di Lucedio pi� di una giornata di cammino, per poter essere controllate e per consentire ai fratelli di far ritorno ogni domenica.
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IL COMUNE: Indirizzo:
Corso Cavour, 70, 13039 Trino VC CAP 13039 Le Scuole ASILO NIDO -
Largo Rodari n. 2 SCUOLA PRIMARIA -Piazza Chauvigny 1 LICEO ARTISTICO "AMBROGIO ALCIATI Profilo Professionale - Piazza Garibaldi ISTITUTO PER L'ENOGASTRONOMIA E L'OSPITALITA' ALBERGHIERA "SERGIO RONCO" Via Vittime di Bologna n. 4
A.I.D.O Associazione Italiana Donatori Organi Sezione di Trino - via Ortigara n. 6 Nuovo Carnevale Trinese - Piazza Dante 3/A Pubblica Assistenza Trinese - Via Ortigara n. 6 A.T.R.A.P.
Associazione Trinese Amici Pompieri Trino Slot Racing - Piazza Dante alighieri ASD Angry Wheels Mtb - Corso G. Ferraris, 15 Gruppo Podistico Trinese - Via Marconi 40 U.S.D. Le Grange Trino 2006 - Viale F.lli Brignone 1 A.S.D. Pallacanestro Trino - Via delle Maddalena n. 6 G.S. Trino '04 - Corso Italia, 13 A.O.C.T. - Associazione Operatori Commercianti Fidas ADSP - Gruppo di Trino - Piazza Martiri dei Lager Legambiente Trino - Corso Italia, 53 Club No Cinquino No Party- Corso Casale n. 22 A.S.D. Pedale Trinese - Corso Italia n. 53 L' Lanternin del Ranat� - Via Bellinzona n. 7
LA CENTRALE ELETTRONUCLEARE ENRICO FERMI E' uno dei quattro impianti italiani (tutti e quattro dismessi) di produzione di energia elettrica da fonte nucleare, che aveva un unico reattore da 260 MW di potenza elettrica netta, a uranio a basso arricchimento (circa il 4,5%), moderato ad acqua leggera e raffreddato secondo lo schema ad acqua pressurizzata (PWR). Costruita dal 1961 al 1964 da un consorzio misto di produttori privati e pubblici, e finanziata per pi� della met� del suo costo totale da capitali pubblici italiani (tramite la Finelettrica) e statunitensi (tramite la Export-Import Bank, che copr� da sola il 50% della spesa, entr� in esercizio nel 1965 e quasi subito pass� all'Enel, l'ente nazionale di energia elettrica formatosi solo due anni prima, che la eserc� fino al 1987, anno di cessazione del servizio; nel 1999 l'Enel ne confer� la propriet� alla propria consociata SOGIN, successivamente passata allo Stato, la quale � incaricata di curare la bonifica ambientale del sito. Il reattore di Trino aveva un gemello in Francia, il reattore A della centrale nucleare di Chooz: in esercizio dal 1970 al 1990, forniva 300 MW di potenza elettrica alla rete. La chiusura Nell'aprile del 1986 il reattore numero 4 della Centrale nucleare di Černobyl' esplose spargendo una nube radioattiva su una parte dell'Europa. Questo gravissimo incidente port� la popolazione italiana a richiedere e approvare tre quesiti referendari inerenti alla localizzazione e le agevolazioni al nucleare. La centrale di Trino concluse il suo nono ciclo di combustibile il 21 marzo 1987 e caric� il decimo. A seguito di delibera CIPE del 26 luglio 1990 tutto il programma nucleare italiano fu sospeso, l'ultima ricarica di combustibile non ancora consumato fu venduta e la centrale messa in SAFESTOR (Safe Storage o custodia protettiva passiva). In questa condizione, che prevedeva solo il mantenimento in sicurezza delle strutture e degli impianti a tutela della popolazione e dell'ambiente. rimase fino al 2000 quando Sogin subentr� nella propriet� per avviare le attivit� di smantellamento dell'impianto. Lo smantellamento Nel novembre 1999 la propriet� della centrale, cos� come per le altre tre centrali nucleari italiane, fu trasferita a SOGIN, che ha il mandato di procedere alla sistemazione dei materiali radioattivi presenti nel sito, allo smantellamento della centrale e al recupero e alla valorizzazione dell'area con l'obiettivo di realizzare la bonifica ambientale del sito: allontanamento del combustibile nucleare, decontaminazione e smantellamento delle strutture e gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. Nel 1999 furono smantellati i trasformatori che collegavano la centrale alla rete elettrica. Nel 2002 furono demolite le torri di raffreddamento ausiliarie. A seguire, nel 2003 furono decontaminati i generatori di vapore. Tra il 2003 e il 2004 furono demoliti gli edifici che ospitavano i generatori d'emergenza a gasolio e gli spogliatoi del personale. Nel 2006 fu ultimata la rimozione della traversa sul Po, che serviva a garantire l'approvvigionamento idrico durante l'esercizio dell'impianto. Nel 2007 fu completato lo smontaggio dei componenti dell'edificio turbina. Nel gennaio 2009 fu pubblicato il decreto di compatibilit� ambientale per �l'attivit� di decommissioning � disattivazione accelerata per il rilascio incondizionato del sito�. Nel 2009 sono terminate le attivit� di adeguamento del sistema di ventilazione dell'edificio reattore e dell'impianto elettrico dell'edificio turbina e la realizzazione della stazione rilascio materiali. Si sono inoltre conclusi i lavori di rimozione dei componenti e dei sistemi ausiliari non contaminati della zona controllata. Sono in corso i lavori di rimozione dei sistemi non contaminati della zona controllata e le attivit� per la messa in esercizio del sistema di ventilazione dell'edificio reattore. La centrale di Trino � stata la prima delle quattro centrali nucleari italiane ad ottenere il 2 agosto 2012 il decreto di disattivazione per la centrale approvato dal Ministero dello Sviluppo Economico su parere dell'Autorit� di sicurezza nucleare (Ispra) e delle altre Istituzioni competenti, che consente di avviare le attivit� per la bonifica completa del sito con lo smantellamento e la decontaminazione dell'isola nucleare.
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