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Per trovare Cigliano sulla cartina geografica è sufficiente seguire il corso del fiume Dora Baltea laddove, uscito dalla Valle d’Aosta poco prima di terminare nel Po, viene attraversato dalla ferrovia Torino – Milano. A chi viene da Torino, per strada o per ferrovia, il paese di Cigliano appare posato su di un terrapieno che si direbbe messogli apposta per farlo notare. Dista a 35 km da Torino, Vercelli, Casale ed Ivrea. Cigliano è collegata alla strada statale 31, Casale - Vercelli, ed alla statale 11 Torino - Vercelli; quest'ultima passa a soli 5km dall'abitato. A pochi km ad ovest del paese passa l'autostrada Torino - Milano i cui prossimi caselli sono: Rondissone Chivasso Est.
Cascina Verdella, Faletta, Ronchi CIGLIANO NEL XX SECOLO
Questo insigne Borgo è distante sette miglia da Crescentino, dieci da Ivrea, tredici e mezzo da Vercelli, sedici e mezzo dalla Capitale. Molto salubre è laria che vi si respira Il fertile territorio produce in abbondanza frumento, segale e principalmente granoturco e fieno Quando le annate sono piovose vi si trova molto selvaggiume, ma adesso non tanto per essersi rarefatti i molti boschi che attorniano i prati di esso territorio .Grandiosa è la chiesa parrocchiale di Cigliano; capace di quattromila persone.
Vi hanno inoltre belle e pulite
case che dimostrano l'agiatezza di chi le possiede.
Vi si fanno tre fiere, su cui si mettono in vendita molte bestie bovine, molti cavalli e maiali, stoffe ed altri oggetti di varie sorta, e sono frequentati da molti numerosi proprietari. La prima ricorre il 29 di aprile, la seconda nel secondo Lunedì di luglio, la terza il sette di Settembre.
VILLA ANTINORI
La villa è conosciuta anche come
Cigliano di Sotto per distinguerla da una sua omonima posta ad una quota
altimetrica più elevata. Alla fine del XIV secolo la famiglia Bondi,
iscritta al gonfalone del Lione Nero, possedeva una casa da signore
posta in località Cigliano, nei pressi dei possessi della famiglia
Bardi. Alla metà del XV secolo il Cigliano era passato in eredità a
Niccolò di Filippo Guidetti, membro di una famiglia che a Firenze
possedeva palazzi vicino a quelli dei Guicciardini, il quale in data 8
dicembre 1480 vendé la sua proprietà a Bartolomeo di Agnolo Cinelli
(1513), che la rivendé a sua volta, nel 1546, ad Alessandro di Niccolò
Antinori. Da allora la villa appartiene ai suoi discendenti. La villa fu
nei secoli una delle più amate dai componenti dell'illustre famiglia
fiorentina, che la ingrandirono e ne fecero il centro delle proprie
tenute agricole ma soprattutto vinicole.
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LE ORIGINI DEL NOME - La denominazione del territorio su cui sorge il comune di CIGLIANO varia lungo i secoli. Tra i riferimenti più antichi va segnalata una concessione del duca Ludovico di Savoia (datata 26-5-1459) per la ricerca d'oro nella Dora, nella quale i destinatari risultano essere certi "Guglielmo ed Antonio Moriglio de CHILLIANO" e ancora, in una carta geografica della Diocesi di Vercelli anteriore al 1474, nella quale compare l'appellativo "CILIANO".
Tra queste, vi furono presumibilmente anche gli Ictumuli. Alcuni ritrovamenti di monete in argento e rame nonchè vasi di terracotta avvenuti in regione S. Pietro martire, Rocca e Gerbido ma soprattutto il rinvenimento di sepolcreti di varia grandezza contenenti scheletri (avvenuto nel 1791, durante gli scavi per la costruzione della Patronale di S. Emiliano) inducono a pensare che, durante il periodo della dominazione romana, Cigliano fosse un centro militare di discreta importanza. Degli scavi eseguiti ci rende memoria lo storico Martinetti che rammenta come, nel 1791 "mentre si lavorava alle fondamenta della nuova chiesa parrocchiale di S.Emiliano, nello scavar la fossa per bagnar la calce, alla profondità di un trabucco circa si trovò un grande sepolcro in pietra...vi si trovarono ossa di straordinaria grossezza, un vaso di terra cotta ed una moneta d'argento". Sempre, secondo le supposizioni fatte dallo studioso, le immagini rappresentate sulla moneta ci spingerebbero a collocarla in epoca anteriore alla morte di Cesare, mentre di poco posteriore dovrebbe essere l'arca sepolcrale in cui fu trovata. Un altro studioso, accanto a questo significativo ritrovamento Audisio, citando il Martinetti, parla di numerose altre monete che testimonierebbero la presenza romana sul territorio per un lungo periodo. Il territorio di Cigliano si sarebbe trovato ad essere percorso dagli itinerari degli eserciti romani. Purtroppo tutto il materiale descritto è andato perduto nel tempo. STORIA MEDIEVALE - La forza centrifuga delle invasioni barbariche agì anche sul territorio ciglianese. Nel territorio vercellese, in generale, transitarono sicuramente i Visigoti, condotti da Alarico e gli Unni che furono poi sconfitte dal condottiero romano Ezio sulla Marna nel 451 d.C. Poi fu la volta degli Eruli e degli Ostrogoti, fino a quando l'imperatore Giustiniano riuscì, nel 553 d. C. a riconquistare il regno d'Italia. Nel 568 i nuovi barbari, i Longobardi, scendevano dal nord ed occupavano l'Italia, dividendola in 36 ducati. Sono sicure tre grandi divisioni: l'Austria, la Neustria e la Tuscia. Dei 12 ducati appartenenti alla Neustria se ne conoscono con certezza sei. Tra le sei incerte, ci sarebbe Vercelli con tutto il suo territorio. Dopo la conquista carolingia, nel secolo VIII, l'Italia formò un regno distinto dalla monarchia franca. Tra le provincie più importanti si rammentano le Marche di Susa, di Torino e di Ivrea. Nella marca di Ivrea furono riuniti nell'893 i contadi di Vercelli, Novara e Lomello. Del contado di Vercelli, la massima autorità fu il vescovo che mantenne il titolo di conte. Così Cigliano venne a dipendere in modo diretto, non solo ecclesiasticamente, ma anche politicamente, dalla Chiesa vercellese.Il più antico documento in cui ricorra il nome di Cigliano e dei luoghi limitrofi è un documento di permuta fatta in Cigliano stesso nell'anno 998 tra Aldebreto, vescovo di Vercelli e i fratelli Riccardo e Attone di Uliaco. Vi compaiono i nomi di Cisiliano (Cigliano), Uliaco (comune ora scomparso ma situato nei pressi dell'odierna borgata di Villareggia) e Clivolo. Il documento è conservato nell'Archivio Metropolitano di Vercelli. Nel 1353, Giovanni II di Monferrato ottiene l'investitura dall'imperatore Carlo IV di Boemia ma non il possesso, perchè i Ciglianesi si danno spontaneamente al Conte Verde Amedeo VI (1373). All'apparire dei Comuni, anche Cigliano diventa una realtà di questo tipo. Ne è testimonianza un documento che parla di una transazione, eseguita a Vercelli, il 20 marzo 1445, tra il Vescovo della città ed il Comune di Cigliano, nel quale vengono citati i diritti della chiesa di Vercelli sul comune di Cigliano. Come spesso accadeva in questi casi, anche Cigliano, per sottrarsi alle liti che spesso animavano la vita dei Comuni, cercò appoggio presso comunità maggiori ed in particolare presso la Casa di Savoia. Di ciò ne è testimonianza una pergamena tuttora esistente presso l'Archivio comunale di Cigliano. STORIA MODERNA - Nei primi anni del XVII secolo, Cigliano soffrì un orribile saccheggio ad opera delle truppe di Spagna condotte da Antonio Sandoval. Di tale disfatta di vendicò il marchese Guido Villa, nobile ferrarese , maresciallo di campo del Re di Francia e generale di cavalleria a servizio del Duca, che venne infeudato da Carlo Emanuele II con il titolo di marchese. Negli anni che seguirono, Cigliano seguì le sorti del territorio nel quale si trovava situata, orbitando intorno alla città di Vercelli.
La provincia vercellese ha una particolarità che la rende ancor più piacevolmente godibile al visitatore. Infatti, nell’arco di pochi chilometri racchiude in sé 3 tipologie di paesaggio: quello montano della Valsesia, su cui troneggia il Monte Rosa; quello collinare delle terre che si estendono tra Gattinara , Roasio, Lozzolo e Serravalle Sesia e la zona attorno a Moncrivello, verso Torino; quello di pianura dominato dalla risaia. Tre paesaggi che sono il risultato di un preciso modo di vivere il territorio da parte dell’uomo, inevitabilmente condizionato da aspetti climatici, morfologici e territoriali, dall’altitudine piuttosto che dalla morfologia del terreno. Tutti questi fattori hanno influito in maniera significativa sul tipo di alimentazione e, conseguentemente, sui piatti che venivano abitualmente preparati: piatti semplici, realizzati con i frutti della terra e con quelli fortunosi della caccia, della pesca o di una passeggiata in un bosco, ma che dovevano essere molto gustosi e sostanziosi. Sapori semplici, dunque, ma decisi e genuini, tramandati dall’antica tradizione contadina. Alla base di questa gustosa eredità c’è il riso, ingrediente versatile che trionfa nella Panissa, il più tipico dei risotti vercellesi, affiancato da fagioli, cotiche, battuto di lardo, aromi e salam d’la duja. Il riso domina incontrastato la campagna e la tavola vercellese ma non è l’unico prodotto a fare grandi l’agricoltura e la cucina locale. Altrettanto invitanti e gustosi sono i piatti vercellesi non a base di riso:la fagiolata, piatto tipico del periodo carnascialesco (la più grande d’Italia si tiene a Santhià, vicino a Vercelli); le rane, cucinate nei modi più svariati; i fritti di maiale, alimento base nell’alimentazione contadina vercellese, poiché ne veniva consumata ogni singola parte, le frittate "rognose” (col salame sbriciolato) e la ciburea e ratatuja (gustosissime preparazioni di frattaglie di carne e di patate in "bagna”). Antica quanto quella del riso, la coltivazione del fagiolo rosso di Saluggia ha avuto un ruolo fondamentale nella storia dell’alimentazione. Un tempo detto "carne dei poveri” è oggi l’ingrediente base di molti piatti tradizionali: la panissa vercellese, la pignatta di Cigliano, le fagiolate di carnevale e i più recenti biscotti croccanti. Sempre nel settore legumi, va ricordato il fagiolo di Villata, altrettanto pregiato, che si coltiva nell’area presso il confine con la provincia di Novara. L’area occidentale della territorio ha un particolare talento per la produzione ortofrutticola: a Borgo d’Ale prosperano asparagi, zucchine e kiwi ma soprattutto le pesche a polpa bianca che di recente hanno ottenuto il marchio di tipicità. CANESTREI
In ogni caso, il gusto unico e inconfondibile e il nome, lo stesso della maschera cittadina, ne fanno il simbolo di Vercelli. La tartufata sembra nata per realizzare i sogni dei più golosi: una torta di panna e crema, con la base guarnita con granella di nocciole, e ricoperta da vaporose sfoglie di cioccolato spolverate con zucchero a velo. E le miacce, da che parte stanno? Geograficamente, sono nate in Valsesia ma è difficile dire se sono dolci o salate. Semplici cialde, sottilissime e croccanti, genuine e così buone che vanno d’accordo con tutto: il miele, il gorgonzola, la marmellate, lo speck, la nutella ma soprattutto con la toma valsesiana.
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IL COMUNE:
Piazza Martiri Libertà 1813043 - Cigliano
(VC) E-mail: comune@cigliano.net PEC:comune.cigliano@legalmail.it SCUOLE
Ortensia Marengo
Istituto principale: Scuola dell'Infanzia Scuola Primaria
Scuola Secondaria di primo grado Istituto Comprensivo
LA PRO LOCO
Tutto ciò che realizza la
pro loco è il prodotto di tante teste e tanti cuori, resi disponibili
dagli 80 soci e da svariati sostenitori esterni. Attualmente, La Pro
Loco, sta cercando di coinvolgere le altre associazioni presenti sul
territorio e l’amministrazione comunale in un cammino di rinnovamento
mirato a rafforzare il rapporto di collaborazione reciproca, necessario
per garantire maggior visibilità a Cigliano e alle sue attività Sede Legale: P.zza Martiri della
Libertà, 18
Santo Patrono Sant'Emiliano - seconda domenica di settembre . Vi si fanno tre fiere, su cui si mettono in vendita molte bestie bovine, molti cavalli e maiali, stoffe ed altri oggetti di varie sorta, e sono frequentati da molti numerosi proprietari. La prima ricorre il 29 di aprile, la seconda nel secondo Lunedì di luglio, la terza il sette di Settembre. Il giovedì di ogni settimana vi è giorno di mercato, in cui si fanno contrattazioni di stoffe, chincaglierie, commestibili di ogni specie, qualche poco di granaglie e massime di frutta e di erbaggi Evvi una luogotenenza di Reali Carabinieri a cavallo comandata da un Ufficiale Luogotenente, giusta lo Statuto Albertino vi sono pure più di cinquecento militi di Guardia nazionale.
LE MIACCE
La miaccia si accompagna solitamente con formaggi e salumi, Qualeaty vi offre inoltre un’ampia scelta di verdure di stagione.
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